Il coleottero killer, il cui nome scientifico è Popillia japonica Newman, è arrivato in Italia da qualche anno ormai.
Ultimamente sta spaventando le regioni settentrionali a causa della voracità con cui si nutre di orti e giardini.
A spaventare anche il fatto che, al momento, non ci sono dei predatori naturali atti a contrastarne la sua riproduzione a dismisura.
La Popillia Japonica infesta gli orti e i giardinie, ovunque passa, distrugge sia le piante da frutto che quelle ornamentali.
Sono oltre 300 le piante che attacca.
Dato che non un insetto giunto da tanto in Italia, molti esperti stanno monitorando il suo comportamento per arrivare, in seguito, a dei meccanismi atti al suo controllo.
Un esempio, è il progetto IPM Popillia che è attualmente finanziato dal programma europeo Horizon 2020 e che durerà fino al 2024.
Non si tratta necessariamente di meccanismi chimici o dannosi.
Alcuni, infatti, sono biologici altri, invece, hanno un impatto ambientale ridotto
(es. reti che le attraggono).
Prima di procedere al contrastare questo coleottero killer, però, è necessario conoscerlo meglio.
Come si può facilmente evincere dal nome, la Popillia Japonica è arrivata fino a noi dal Giappone, proprio come il calabrone giapponese e come questi non ha localmente gli antagonisti in grado di ridurre la procreazione.
La sua presenza si fa sentire anche negli Usa e in Europa apartire dal 2014, data in cui sono stati registrati numerosi focolai in Ticino e, successivamente in Piemonte e Lombardia. Prima di quella data, era giunta soltanto nelle Isole Azzorre ma non nel Continente.
Proprio in questa zona d’Italia, l’insetto ha trovato un ambiente consono alle sue esigenze, ovvero umido. Si pensa che ci sia arrivata con dei carichi di merce provenienti da Oriente e atterrati all’aeroporto di Malpensa. Oggi si riproduce al ritmo di circa dieci chilometri di estensione all’anno. Quando è appena una larva si ciba di graminacee, più nello specifico, delle sue radici.
Una volta diventata adulta, invece, ama nutrirsi di oltre 300 specie tra cui spiccano non solo le piante da frutto ma anche quelle decorative e spontanee.
Ne consegue che, laddove passa, i danni possono essere anche molto ingenti, sono solo esteticamente parlando ma anche per gli agricoltori.
Questi ultimi, molto spesso, non riescono a vendere i loro frutti perché non perfetti e danneggiati dalla Popillia.
In alcune zone del Settentrione d’Italia, negli ultimi anni, si assiste ad una vera e propria infestazione di questo coleottero killer.
Lo scenario cui si assiste è fatto da giardini distrutti ed orti smangiucchiati.
La verità è che gli insetticidi tradizionali non hanno molto effetto sulla Popillia.
Se il proprio orto o giardino è infestato, gli esperti suggeriscono di agire manualmente.
Come? Alla sera, quando gli insetti si muovono di meno esono meno recettivi, dovresti cercarli, raccoglierli e farli cadere in una bacinella ricolma d’acqua.
L’olio di neem può essere di grande aiuto poiché contiene, al suo interno l’azadiractin, un principio attivo che l’insetto non gradisce.
Si tratta di un olio estratto da una pianta indiana, di cui è consentito l’utilizzo anche in agricoltura biologica.
In altri casi, possono essere installate delle trappole.
Queste ultime, vengono innescate attraverso un attrattivocomposto da due elementi: per attirare i maschi il feromone sessuale femminile; per attrarre maschi e femmine un’essenza floreale.
Questa tecnica è stata messa a punto nel novarese ma bisogna fare attenzione che le trappole non siano esposte: esse devono essere posizionate lontano dalle piante, per evitare che queste ultime vengano danneggiate. Queste trappole sono soprannominate attract and kill.
Visivamente appaiono come dei barattoli di colore giallo e verde. E’ in grado di attirare insetti provenienti da centinaia di metri di distanza.